Parlare di ospitalità e diritti è tutta un’altra cosa: intanto non esiste, che io sappia, una etnia “rom”. I rom che abusivamente si uniscono in ‘campi’ è a tutti noto come siano bande di disonesti, ladri, non di rado assassini, violenti, furbi come faine e spesso rapitori e trafficanti di bambini che spesso vengono affittati o venduti da una banda all’altra allo scopo di sfruttarli in fatto di elemosine quando non peggio, dandoli in uso pagato profumatamente a pedofili.
In un Paese civile e democratico non devono esistere termini come ‘rom’ o ‘clandestino’ ma un solo termine: ‘cittadino’.
Chiunque vive sul nostro suolo deve essere regolarmente censito, deve essere identificabile con certezza e rintracciabile sempre per domicilio e residenza, deve osservare le nostre leggi, rispettare i costumi e tutte le disposizioni in fatto di scolarità, sanità e soprattutto lavoro.
Civiltà e democrazia vogliono che siano perseguiti tutti questi obiettivi, naturali, per poter parlare di diritti e doveri.
Ben vengano allora le ruspe che distruggano i campi ‘rom’, ricettacoli di malasocietà.
Chi mostra pietismo e solidarietà verso i ‘rom’ cela interessi privati inconfessabili per strumentalizzazione politica o pecuniaria, vedi Caritas, ONG, COOP ed associazioni sedicenti umanitarie, centri sociali ecc.