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martedì 29 luglio 2008

I "Giganti" sono riusciti a far affermare l'italianita'. Cosa faranno i giovani.

Seppure con tutti i loro grandi limiti, i “Giganti” sono riusciti a diffondere e a mantenere viva l’italianità’ nei paesi in cui hanno emigrato. Hanno fondato numerose associazioni, grandi club e persino importanti enti. Organizzato migliaia di feste e manifestazioni per autofinanziarsi. Il tempo è trascorso inesorabile e quello che era attuale 30/40 anni fa ora non lo è più. C’e’ la consapevolezza che occorre un drastico cambiamento, per non far scomparire l’italianità nel mondo. E’ l’ora di passare la mano alle nuove generazioni. Si è, quindi, nell’attesa che i giovani di seconda, terza e passa generazione “irrompano” numerosi sulla scena per portare una ventata di novità, adeguata ai tempi, per rivitalizzare il moribondo associazionismo italiano. “Volere è potere” (where there’s a will, there’s a way). Il segreto per riuscire in ogni impresa è avere grandi motivazioni. Sono sempre state queste che hanno spinto una persona o un gruppo ad ottenere grandi risultati. Se le “motivazioni” sono forti, se si sente dentro la spinta di appagare un profondo desiderio o convincimento, allora non c’e’ ostacolo che tenga: il successo e’ a portata di mano. Roberto Benigni, nel riceve il premio “Oscar”, lo dedicò ai suoi genitori perché “lo aveva fatto nascere povero”. L’assoluto bisogno di uscire dalla povertà è stata la “motivazione” che l’ha spinto a dare il meglio di se. Non l’ha intesa come un handicap, l’ha considerata come fosse un grande macigno che gli sbarrava la strada, ma che ha usato come trampolino per spiccare un gran balzo in avanti. Gli ostacoli, per chi ha motivazioni vere, non sono altro che opportunità per dare il meglio di se stessi, cosi e’ stato per i “Giganti”. Sono emigrati senza soldi, senza conoscere la lingua, gli usi e costumi del paese in cui si recavano e, magari, senza avere un specifico mestiere. Il loro unico “capitale” e’ stata la forte “motivazione” di voler uscire dalla povertà e poter dare un migliore avvenire ai loro figli e discendenti. Viene spontanea una domanda: I giovani italo-australiani hanno le “motivazioni” necessarie che li spingeranno a lottare tenacemente per mantenere l’italianità’ in Australia? Riporto qui sotto quanto e’ scritto nel web dell’associazione dei giovani australiani. “Alla Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, svoltasi a Roma nel dicembre del 2000, i giovani Italiani di tutto il Mondo si sono incontrati per scambiare idee, evidenziare le problematiche di invogliare i giovani della seconda e terza generazione e di raccontarsi le realtà nelle loro varie comunità. Una delle soluzioni nata dalle loro commissioni è stata di stabilire un punto di riferimento (linguistico, culturale, commerciale) in ogni paese dove risiedono i giovani di origine Italiana. Far da tramite per facilitare comunicazioni tra i giovani delle nostre comunità a livello locale, nazionale ed internazionale; Creare opportunità per la promozione ed utilizzo della lingua, cultura, usi e costumi Italiani; Sviluppare una rete giovanile tra studenti, professionali e commercianti, artisti e sportivi ecc.; Provvedere ad informare la comunità Italo-Australiana delle varie attività culturali delle associazioni e dell’Ufficio Consolare; Incentivare collaborazioni internazionali per incoraggiare nuovi flussi economici: turismo, borse di studio, programmi di scambio commerciale ecc.” Dopo otto anni quanto di concreto e’ stato realizzato di quest’ottimo programma? Sembra che si stia ancora nella fase “organizzativa”, questo lo si deduce dal comunicato finale della riunione che i “Giovani Italiani Australia” (GIA) hanno tenuto a Melbourne il 14 e 15 giugno. La settimana precedente, il 7 giugno, Tay Garnero, ha annunciato la costituzione di una nuova associazione: “Generazione Giovani”, appoggiata dall’It.So.Well. di Vollongong. Si propone di: “Promuovere eventi sociali esprimendoci in italiano……Vogliamo invitare i vostri figli e nipoti a partecipare e condividere le passioni ed interessi che abbiamo in comune.” Intanto, perché le varie associazioni non lavorano congiuntamente? E’ naturale che qualsiasi progetto richieda una prima fase di teorizzazione e programmazione, per passare poi alla fase attuativa. A quanto pare si sta troppo prolungando la prima fase. Ai primi di settembre e’ prevista un'ennesima riunione alla Gold Coast, per prepararsi alla Conferenza mondiale dei giovani che si terra’ a Roma nel 2009 (costo: oltre un milione di euro). Non si arriverà da nessuna parte se ci si limita soltanto a programmare senza agire concretamente per raggiungere gli obbiettivi. I “Giganti” non hanno mai ricevuto alcun aiuto, tanto meno finanziario, dai tanti governi italiani. Prima si sono autotassati e, quindi, autofinanziati con l’organizzare feste e manifestazioni. I giovani non s’ill’illudino! Non riceveranno un euro dal governo italiano. Se vorranno realizzare i loro progetti si rimbocchino le maniche e comincino a lavorare sodo per organizzare feste e manifestazioni: solo da quelle potranno ricavare gli utili per finanziarsi. Devono poi essere pronti a metterci del proprio (a fondo perduto) e a sacrificare il tempo di moltissimi weekend, ed anche di lavorare molte ore (sino a tarda notte) durante la settimana, dopo aver svolto il proprio lavoro. Devono essere pronti a subire le critiche, le più assurde ed ingiuste. Anche la migliore manifestazione riuscita sarà criticata. Non mancherà, infine, chi farà del tutto per mettere i bastoni tra le ruote. Per superare tutti questi ostacoli occorre essere fortemente “motivati”, altrimenti sarà impossibile realizzare qualsiasi progetto. I giovani di seconda, terza e passa generazione sono nati e cresciuti in un contesto sociale totalmente diverso da quello dei “Giganti” abituati, sin da ragazzini, a lavorare duramente, a fare molti sacrifici e rinunce di ogni genere. Per molti era una fortuna poter frequentare la scuola elementare piuttosto che lavorare. Era un miracolo poter mettere insieme il pranzo con la cena. Combattere contro tutto e tutti, senza possedere mezzi finanziari, e’ stato per loro la norma. La necessità d’uscire da questi bisogni li ha fortemente “motivati” e temprati per affrontare e superare tutti gli enormi ostacoli che hanno trovato sulla loro strada. I figli e i nipoti dei “Giganti” hanno anche loro forti “motivazioni” per raggiungere gli obbiettivi che si sono prefissati?

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