Gli instancabili “globetrotter” del CGIE (Comitato Generale Italiani all’Estero, “conosciutissimo” dagli addetti ai lavori, ma non dal 99,99% degli italiani che non sanno cosa sia e, se lo sanno, non sanno cosa faccia), non si sono voluti far scappare l’occasione di festeggiare il 150esimo dell’Unita’ d’Italia a Torino, dal 16 al 20 maggio, anziché nella consueta sede della Farnesina a Roma. La prima giornata della “plenaria” e’ iniziata con un “aspro” scontro, quasi un incontro di “pugilato”. Se il buon giorno si vede dal mattino, stiamo freschi! Luciano Neri (Pd) “incazzatissimo” ha cercato di zittire Firrarello (Pdl) che, secondo lui, stava intralciando i lavori del CGIE con la sua relazione. Neri ha poi ha continuato la sua veemente “filippica” contro il senatore del Pdl in assenza di Firrarello. Alche’, il sottosegretario agli Esteri con delega agli Italiani nel Mondo Alfredo Mantica (Pdl), per protesta, si e’ alzato per lasciare l’aula. Ci ha poi ripensato ed e’ tornato sui suoi passi per “spararne” quattro a Neri, facendolo “nero” di brutto. L’arrogante provocazione di Luciano Neri non e’ stata la maniera piu’ consona per celebrate degnamente l’Unita’ d’Italia, al contrario, e’ riuscito a dimostrare che piu’ “disuniti” di cosi’ non si può. La sinistra non perde mai occasione per “disonorare” l’Italia quando ne ha l’opportunità’. Una sinistra che da anni, ma specialmente in questi ultimi mesi e settimane, non fa altro che incitare il suo popolo alla “guerra civile” tanto e’ incarognita contro il governo in carica che odia con tutte le sue forze. E per fortuna che il segretario generale del CGIE Elio Carozza aveva esordito col dire: “Oggi vogliamo festeggiare l’Unita’”, all’animaccia! Intendeva forse “L’Unita’” il loro “giornale” di riferimento? Mi sono armato di santa pazienza (il Patriarca biblico Giobbe mi fa un baffo) e’ ho letto tutti (o quasi) gli innumerevoli inconcludenti e farraginosi comunicati stampa emessi a conclusione della “inutile” (come sempre) assemblea del CGIE che ha ragion di essere soltanto per far girare il mondo ai suoi “magnifici” membri e nient’altro piu’. Ho avuto anche la pazienza (non pensavo di averne cosi’ tanta) di leggere la lunghissima relazione di Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi. Chiacchiere, chiacchiere e soltanto chiacchiere. Ma, alla fine, tra tanti blaba’, blaba’, e’ “affiorata” un’interessante proposta di come potrebbero essere riformati i COMITES (Comitati Italiani al’Estero) e il CGIE. Ai 136 COMITES saranno concessi piu’ poteri (l’ho sempre auspicato), mentre il CGIE sarebbe composto esclusivamente da rappresentanti delle 20 regioni italiane piu’ i membri degli intercomites. Se questa proposta diventasse realtà, saremmo sulla strada buona, sarebbe la riforma che potrebbe veramente tutelare gli interessi nazionali e, nel contempo, anche quelli degli italiani nel mondo. Ovviamente, questa riforma renderebbero superflui i 18 parlamentari eletti all’estero, anche perche’, in cinque anni, e’ stata ampiamente provata la loro inutilità. Come avevo messo in evidenza il 30 aprile 2011, per la “Costituzione” vigente i parlamentari debbono esclusivamente legiferare a favore dell’interesse nazionale e, di conseguenza, gli eletti nelle quattro circoscrizioni estere “non rappresentano” chi li vota, quindi, mancherebbe la ragione per eleggerli. In un altro mio articolo (di circa tre anni fa, 9 ottobre 2008) auspicavo un’intesa tra tutte le regioni e i comuni per utilizzare al meglio i 2 miliardi e mezzo di euro che “sprecano” ogni anno. Un’enormità’, pari ad un budget di una nazione in via di sviluppo. Spendono questa “esagerata” cifra per trasferte all’estero di nessuna o scarsissima utilità. “Panorama”, alcuni anni fa, effettuò un’inchiesta sui viaggi all'estero regione per regione, consiglio per consiglio, assessorato per assessorato. Ne è scaturito un quadro di migliaia di trasferte con spese enormi. Oltre agli stanziamenti per biglietti aerei, alberghi, taxi, ristoranti, una miriade di spese per convegni, manifestazioni pubbliche, esposizioni, sagre, mostre di ogni genere, sfilate di moda, catering, balli, stand, esibizioni canore, di poesia, scultura, pittura, cinema, concerti, rinfreschi, banchetti, cene, pranzi, promozioni di prodotti tipici: i soliti “spaghetti”. Non e’ esagerato dire che tutti questi soldi sono “sperperati” invece di essere opportunamente investiti. Interrogata in proposito, quasi nessuna amministrazione ha saputo fornire un quadro chiaro e convincente. C’è il fondato sospetto che la stragrande maggioranza di questi viaggi siano superflui, simili a “trasferte di piacere”, semplice turismo camuffato da “missione”. Insomma, un enorme sperpero di denaro pubblico. Solo la Regione Toscana, tra il 2006 ed il 2009, ha approvato circa 1.400 delibere per missioni e trasferte, con una media di 1,3 delibere al giorno compresi i sabati e le domeniche: “che faticaccia!”. Il Presidente, il vice i consiglieri dell'Emilia-Romagna (2003) hanno partecipato a 42 trasferte in 36 mesi. La giunta, invece, ha organizzato 22 missioni equivalenti, in pratica, a 6 mesi e 6 giorni di viaggi continui: ammazzete che lavoratori! In Lombardia, nel 2004, gli assessori sono partiti per 12 grandi “missioni”, mentre il presidente Roberto Formigoni nello stesso periodo è andato due volte negli Stati Uniti e una in Australia, Senegal, Cina e Marocco. Come un diplomatico o un ministro degli Esteri, Formigoni in cinque anni si è incontrato con 15 capi di stato, 28 ministri, 52 ambasciatori e 32 consoli: “quasi quasi” neppure Berlusconi ne ha incontrati tanti! Anche i dirigenti della Liguria non scherzano, girano come trottole: 12 grandi viaggi in 17 mesi. In “missione” ovviamente! La Regione spende e spande in viaggi mentre il deficit sanitario cresce, e le tasse Irpef e Irap sono state considerevolmente aumentate. Quando era assessore alla piccola e media impresa del Lazio, Francesco De Angelis, ha fatto più volte il “giro del mondo” a tappe: Mosca, Los Angeles, New York, Pechino, Shanghai, Nanchino, Canton, di nuovo il Nord America, di nuovo Mosca, Bucarest, Cracovia, Dubai: che tempra! Quando Bassolino era presidente della Campania, ha speso 86.861 euro in viaggi nel 2006 (la giunta 325 mila), più del doppio di due anni prima e più di nove volte rispetto all'anno precedente: intanto il popolo “pagaaa”, come diceva Toto’. Nel Friuli-Venezia Giulia le “missioni” (2003) sono state 150: alé tutti “missionari”! Se le “missioni” filano sempre lisce è perché vengono preparate “bipartisan” con la complicità della presenza anche dei consiglieri dell'opposizione: “così tutti sono felici e contenti e al ritorno nessuno fiata”. Ormai le regioni ed i comuni, di fatto al di sopra di ogni controllo, hanno carta bianca per spendere fiumi di soldi pubblici. Lo sapevate che ciascuna delle venti Regioni italiane possiede un’ambasciata a Bruxelles e una a Roma? Lo sapevate che la Sicilia ha un’ambasciata anche a New York, nel cuore di Manhattan, a due passi dalla 54a Strada? Ma se riflettiamo sul fatto che i casi analizzati rappresentano soltanto una piccolissima percentuale degli sprechi, che ogni giorno si consumano negli enti pubblici, si potrebbe presumere, non a torto, che in Italia questi soldi “mal spesi” dagli enti locali rappresentano il 2% del debito pubblico nazionale. In circa 50 anni, eliminando questi sprechi, lo Stato potrebbe arrivare ad “estinguere” (quasi del tutto) il debito pubblico, ed investire le risorse in attività e servizi “utili e produttivi” per tutta la collettività. La riforma fiscale, appena approvata dal governo, metterà fine a questo vergognoso spreco perpetrato anche per far girare gratis il mondo le numerose “bande” di "fannulloni". Il “federalismo fiscale” e’ una riforma prevista dalla Costituzione vigente, è una riforma necessaria per permettere alle istituzioni nazionali e locali di funzionare e spendere meglio, e ai cittadini di controllare le spese di chi li governa, a ogni livello. Una riforma che non penalizza le regioni del Sud, ma che rappresenta per loro una grande occasione di riscossa e di rinascita obbligandole a gestire al meglio le risorse a loro disposizione. Se le 20 regioni italiane fossero “federate” nel CGIE, per coordinare tutte le loro sinergie in un’azione congiunta, potrebbero meglio utilizzare quei 2 miliardi e mezzo di denaro pubblico che annualmente “sprecano”. Da questa montagna di soldi facilmente potrebbero essere reperiti qualche “centinaio” di milioni di euro che, aggiunti alle poche decine di milioni messi a disposizione dal governo ed ai 18 milioni che si risparmierebbero abolendo i parlamentari eletti all’estero, potrebbero essere investiti (quindi con un ritorno finanziario) in azioni economiche all’estero sia a vantaggio dell’economia italiana e, conseguentemente, delle comunità italiane all’estero. Ma quanti sono realmente interessati che questo progetto diventi realtà? Piuttosto preferiranno non modificare lo “status quo” per conservare l’effimero “poteruccio” per continuare a fare i loro piccoli “meschini” interessi personali? I “magnifici” del CGIE rinunceranno alle loro lussuose “gite” in tutto il mondo? Prevarrà l’interesse generale o l’egoismo degli egocentrici?
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