Powered By Blogger

venerdì 8 luglio 2011

Angelino Alfano ha pieni poteri nel Pdl. Regole e sanzioni, talento e merito, partecipazione per vincere nel 2013.

Il Globo & La Fiamma – Australia

Venerdì 08 luglio 2011


Angelino Alfano ha sempre modi affabili ed il sorriso sulle labbra, ma spara “cazzottoni” pesanti dritti in bocca da spaccare i denti. “Dobbiamo introdurre un meccanismo semplice: servono regole e sanzioni. Non è possibile che uno cui non piace il candidato sindaco del Pdl si fa una lista Coca cola e si candida da solo. Se vuole farlo, poi continua fuori dal Pdl”. E aggiunge “dobbiamo lavorare per un partito degli onesti”, perché se è vero che Silvio Berlusconi “è stato un perseguitato dalla giustizia, ma con onestà, visto che è un nuovo inizio, dobbiamo dire che non tutti lo sono”. Patti chiari ed amicizia lunga. Non ci sarà piu’ spazio per gli “inciuciatori” di professione, i “furbetti del quartierino” per i “mascalzoni” e i “ricattatori”. Il consiglio nazionale del Pdl, in pratica il parlamento del partito, non attendeva altro che voltare pagina. Alfano fissa i principi di come dovrà essere il nuovo Pdl: “regole e sanzioni”, “talento e merito”, “partecipazione” e più di tutti “il partito degli onesti”. Poi indica i valori del partito: vita, famiglia quella vera formata da una donna ed un uomo, educazione, meno fisco, sussidiarietà. Ricorda che da Polo delle Libertà si e’ passati alla Casa delle Libertà ed, infine, al Popolo delle Libertà il valore “libertà” è stato sempre presente “mentre la sinistra ha cambiato nomi e simboli da asinelli a querce ad ulivi perché non ha nulla in cui credere”. il Pdl non sarà “il partito delle tessere”, che per conquistarle si spendono milioni di euro. Sarà un partito che si costruisce con dosi massicce di “partecipazione popolare”, a costo quasi zero, in modo che vinca chi ha la gente dalla sua parte e non i “soldi”. Un partito “del merito e del talento”, che riparta dal territorio. Ed infine, per dare un segnale forte e prendere le distanze dalla “casta” assicura che: “Scenderò dal volo di Stato per riprendere quello di linea, l'auto, il tram e tornare a girare l'Italia”. Chi ben comincia e’ a metà dell’opera. Alfano ricorda la discesa in campo di Berlusconi in quel 1994 e di come lo osservava alla tv lui 24enne. Si riaccesero le speranze di ricostruire il paese in maniera liberale. Il programma del 1994 di Berlusconi era di pochi punti: eliminazione dei privilegi delle caste, riduzione dei costi della politica, soppressione di enti inutili, riforma dell’amministrazione dello Stato e, soprattutto, riforma del fisco. Tutte queste riforme andavano incontro alle aspettative degli italiani e permise a Berlusconi d’irrompere trionfalmente sulla scena politica. Alcuni risultati furono conseguiti. L’aver fermato la “gioiosa macchina da guerra” comunista nella corsa alla conquista del potere. L’aver ridato cittadinanza politica a partiti condannati al ghetto dalla “congrega” dell’ “arco costituzionale”. L’aver instaurato un’alternanza tra governo e opposizione. Fu un buon inizio. Poi la vecchia politica si è “infiltrata” nel partito del movimento berlusconiano “esautorando” le componenti liberali. Berlusconi è stato spinto sulla difensiva sotto l’incubo della persecuzione giudiziaria e la continua montagna di fango che gli e’ stata riversata addosso. Il governo ha dovuto campare fra piccoli “compromessi” e grandi “ricatti” come, ad esempio, quello del Senatore Caselli Esteban Juan Cacho, Ha perso smalto e rapporto col paese. Il risultato è che la sua azione e’ diventata debole e contraddittoria. Il contrario delle aspettative. La recente manovra economica lo dimostra. Certifica il fallimento delle speranze riposte nel centrodestra. Non ha nulla di liberale. Nessun intervento sulle tasse, sugli sprechi della casta. Non è la strada per riconquistare un elettorato che si è allontanato dal centrodestra. In questa situazione, con un governo che annaspa, Alfano si trova di fronte ad una “missione impossibile”. C’è solo da sperare che faccia il “miracolo” per il bene dell’Italia e non solo per il centrodestra. Alfano ha bisogno di una mano da Tremonti che ha promesso di portare gli stipendi dei parlamentari italiani nella “media europea”. Ma questa proposta dovrà poi superare tutti gli “scogli” delle commissioni e delle aule parlamentari. E se una volta “miracolosamente” approvata, come reagiranno i magistrati? Visto che per legge i loro stipendi sono agganciati a quelli dei deputati e senatori, non ci staranno appellandosi alla “autonomia” e “indipendenza” dell’ordine giudiziario. Tremonti vorrebbe equiparare lo stipendio lordo dei deputati italiani, attualmente di 218.310 Euro, a quelli dei membri della Camera dei Comuni inglese di 118.195 Euro. Vuole anche equiparare i vitalizi: quello dei deputati britannici, dopo 15 anni, e’ di 2.381 Euro contro i 7.450 italiani. I parlamentari italiani “detengono” in Europa tutti i “record negativi”, tranne quello degli stipendi piu’ alti! Che i nostri parlamentari siano poi troppi (quasi mille tra Camera e Senato) lo sappiamo tutti. Ma se vi ricordate una riforma c’era già stata: quella della devoluzione del 2005, che, oltre al trasferimento di poteri alle Regioni e al Senato federale, riduceva di un terzo il numero di deputati e senatori iniziando dal 2011. Oggi il risultato sarebbe stato raggiunto. Nonostante che la riforma avesse superato tutto il lunghissimo iter previsto dalla Costituzione (oltre due anni), venne però respinta dal “referendum” della primavera 2006. Si sa che in democrazia il popolo e’ sovrano, ma bisogna ricordare che fu la sinistra, con le solite menzogne, a scatenare la campagna referendaria contro quella riforma. Ma questo oggi non si vuol ricordare come, fra qualche anno, non si vorrà ricordare il referendum del 2011 quando saranno evidenti i danni che avrà provocato. Il “popolo” continuerà a chiedere le riforme che il Parlamento aveva già approvato e lui, “popolo”, le ha cancellate per essersi fatto “irretire” da una sinistra irresponsabile. Chi e’ causa del suo mal, pianga se stesso.

Nessun commento: