Il mancato decreto legge per la modifica dell’art.18 blocca le aspettative di flessibilità ed e’ contro gli interessi dei giovani che aspettano che si apra il mercato del lavoro. Servirebbero, invece, tempi brevi per uscire dalla crisi, servono decisioni rapide. Ci sono seri dubbi che il disegno di legge di riforma del mercato del lavoro uscirà dal Parlamento. E, se lo sarà, ci sono seri dubbi che la legge sarà migliorata, rispetto alla necessaria rigidità attuale. In Parlamento accadrà di tutto: imboscate, ricatti, veti, trasformazioni, guerriglia ... mentre, con la regia dei sindacati sovversivi e dei gruppi di odio sociale, il Paese sarà messo a soqquadro. Prima c’era la scusa di Berlusconi al governo. E’ duro a morire lo spirito “sessantottino”. Con l’inevitabile scontro parlamentare, l'Italia perderà ancor più competitività, gli investitori esteri si terranno alla larga mentre quelli italiani accelerano a “delocare” fuori dall’Italia. Il Pil si abbasserà ulteriormente e aumenterà ancor di piu’ la disoccupazione. Tutto questo porterà acqua ai mulini degli “arruffapopoli” Vendola e Di Pietro. Ancora una volta il PD dimostra di non esistere. Bersani e’ già fuori gioco, non conta niente, non ha coraggio. Il governo Monti e’ gia’ al tramonto? Se dovesse cadere e’ dimostrato che il Pd non mantiene gli impegni per l’interesse del Paese. E’ “demenziale” arrivare a elezioni politiche in un clima da guerra civile per l’art. 18.
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