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martedì 5 giugno 2012

Chi dovrebbe preservare l'italianita' la sta distruggendo.

A Sydney, nel 2011, in onore delle celebrazioni dell’unita’ d’Italia, fu organizzata un’unica festa della Repubblica. Quest’anno si e’ ritornati “all’antico”. Si e’ ripreso a celebrare due “feste” distinte e, per giunta, entrambi nella stessa data di domenica 27 maggio. I discorsi ufficiali, sia al Marconi Club che al centro di Sydney, “regolarmente” sono stati quasi interamente pronunciati in “inglese”. E a dire che si festeggiava la festa della Repubblica italiana e “l’italianita’”! Sempre per celebrare la nascita della Repubblica Italiana, venerdì primo giugno, il Console di Sydney Sergio Martes, ha offerto un piacevole “concertino” eseguito con maestria dai musicisti e dalla cantante che si sono esibiti. A fine concerto, ciliegina sulla torta, il Console ha tenuto il suo “speech” in inglese, a suo dire per rispetto degli ospiti presenti che non capivano l’Italiano. Gli e’ sfuggito che erano presenti anche molti invitati italiani che non comprendono l’inglese. Dovrebbe vigere la “regola” che, se la festa e’ italiana, la lingua “ufficiale” deve essere l’italiano. Siccome poi noi italiani siamo persone cortesi, al termine i discorsi verranno “brevemente” tradotti in inglese. Invece no. In tutte le celebrazioni e’ stato ampiamente dimostrato che non esiste “l’orgoglio di essere italiani”, eppure ne abbiamo di ragioni da vendere per essere “orgogliosi”. E’ “sconcertante” che nei vari uffici degli enti “italiani”, generosamente sovvenzionati dallo Stato italiano, anche in quelli dove si ha la “presunzione” d’insegnare la lingua italiana, si parli e si scriva “esclusivamente” in inglese. Purtroppo, nel “dna” della stragrande maggioranza degli italiani e’ presente il “gene” del “servilismo” che si e’“instaurato” e “consolidato” nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano. Dopo la fine dell’antica Roma, gli italiani sono stati “assoggettati” da molti popoli e per lunghi secoli sono stati “servi” privi di “orgoglio” nazionale. Pur se invitato, sono “allergico” a partecipare alle “cerimonie ufficiali” che spesso e molto volentieri preferisco “disertare”. Venerdì, primo giugno, non ho potuto evitare il “supplizio” di parteciparvi e, molto malvolentieri, ho dovuto “mischiarmi” ai vari “maggiorenti” e “capatazz” della comunità italiana di Sydney. Ho dovuto farlo perche’, dopo il concerto, veniva premiato mio nipote Hermes Pallotta, incluso in una ristretta lista di studenti (tutte ragazze tranne Hermes) che si sono distinti nel parlare e scrivere l’italiano. I miei cinque figli ed i primi quattro nipoti parlano tutti correttamente l’italiano. Le due ultime nipotine, di due e tre anni, lo stanno imparando e gia’ lo “parlicchiano”. Terminato il piacevole “concerto” si presumeva che la premiazione avvenisse alla presenza delle persone che gremivano l’auditorio. Invece i “premiandi” sono stati “relegati” in una piccola “saletta” attigua e “rapidamente” premiati nella “indifferenza” dei piu’ dei molti astanti. Come poi non potevano mancare gli “speech” delle insegnati di “italiano” tutti rigorosamente, “ovviamente”, in inglese o quasi? Quel che lascia “perplessi” e’ che gli organizzatori, tra lo scegliere di “festeggiare” un gruppo di giovani che, “miracolosamente” ed “orgogliosamente” parlano molto bene l’italiano e che sono i futuri “custodi” della “italianità”, e il “ritardare” di mezz’ora l’assalto al “buffet”, hanno scelto la seconda opzione. In compenso e’ stato molto “divertente” assistere allo “spettacolo” dei “maggiorenti” e “capatazz” che si “scapicollavano” per raggiungere l’area del “buffet” per dar inizio alla “abbuffata”. E’ comprensibile che alle due del pomeriggio si abbia un po’ di “languorino”, specialmente se si e’ saltato il pranzo, ma quelli sembravano “biafrani” digiuni da settimane! Non mi sono “confuso” tra quella folla “eccitata” ed “impegnatissima” a scegliersi le migliori “leccornie” e a “tracannare” vino italiano (presumo). Per andarmene e’ stata vera “impresa” guadagnare l’uscita. In molti si riempiono la bocca (non di solo cibo), ma nel dire che e’ necessario dar “spazio” ai giovani ed “incoraggiarli” per mantenere “l’italianita’”. Poi, i giovani che si “distinguono”, invece di “sostenerli”, li si rinchiudono in un “sgabuzzino” e li s’ignorano per privilegiare la “magnata”! Se “l’italianita’” scomparirà sappiano chi sono stati i colpevoli.

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