Lorenzo Matteoli
Domenica, 29 Settembre 2013
Forse conviene calmarsi. Il governo Letta delle larghe intese, assurde e mai
verificate, era bloccato da mesi. Incapace di prendere decisioni significative e
tantomeno quelle drastiche necessarie a fare uscire l’Italia da una crisi molto
artificiale e voluta dai signori del denaro. Un governo senza idee, e senza
progetto, senza visione di lungo termine e senza consistenti strategie. Incapace
di decidere nulla se non tasse e balzelli, ma incapace anche di fallire,
condannando l’Italia a pagare per sempre il duo debito soffocante senza
crescere, senza schizzare fuori dalla palude. Il Governo Letta non aveva nemmeno
la forza di morire, prigioniero di un fantasma di stabilità che era solo la
maschera del rigore mortale.
Berlusconi, con una visione di grande coraggio e strategia, oppure spinto
dalla disperazione e dal terrore per la sua tragica situazione personale (lo
sapremo mai?) ha dato la botta mortale a un governo di fatto già morto
politicamente. In ogni caso la giustificazione dell’IVA non è all’altezza etica
del momento: ancora una volta è stata persa l’opportunità di una posizione più
dignitosa politicamente ed eticamente e, sul piano umano, più apprezzabile.
Anche la pedestre osservanza dei suoi deputati e ministri potrebbe essere
valutata con la stessa ambiguità: il coraggio di morire e di far morire un
governo oramai dannoso per il Paese, oppure la servile obbedienza al “padrone”
del Partito. Sono probabilmente vere le due ipotesi o comunque equamente
distribuite nell’animo diviso del “capo” e fra le truppe dei fedeli. Non lo
sapremo mai.
Dall’altra parte se il PD ci teneva molto alla stabilità finta non doveva
coltivare lo scontro muro contro muro con la tenacia con la quale lo ha
coltivato: anche in quel campo i sotto-partiti sono molti e non sapremo mai
quali sono state le vere decisioni politiche e quelle dettate dal rancore e
dalla rabbia ammantata di algido rigore giuridico. Ironia in un partito che di
compromessi per i suoi sponsor e referenti politici o di denaro ne ha macinati
sempre e senza problemi dall’Ungheria all’MPS. Chi aveva problema veniva messo
alla porta: Cucchi e Magnani, il gruppo del Manifesto per citare due esempi
emblematici. Certo la cosa meno intelligente da fare adesso è il lamento corale
che leggiamo sui giornali che strillano denunciando la decisione criminale,
l’irresponsabilità, il pericolo di sciagure sui mercati, lo sputtanamento del
Paese agli occhi del mondo etc.
Il Paese viene svergognato di più dalle vicende Finmeccanica, ILVA, MPS,
Telecom che dalle vicende berlusconiane e l’amplificazione di queste ultime è
molto utile per nascondere le prime. Il gesto di Berlusconi va preso in
positivo, il coraggio della rottura, indipendentemente dai suoi motivi più o
meno laidi, ha di fatto tolto una puzzolente patata bollente dalle mani del
Governo Letta e dalle mani del Presidente Napolitano. Smettendola di strillare
bisogna utilizzare in avanti la “tabula rasa” che è stata messa a disposizione
con suicida generosità dal PdL, avendo ben presente la ferrea legge di Northcote
Parkinson: “L’azione occupa lo spazio lasciato liberi dall’inadempienza,” e i
suoi pericolosi, ma potenzialmente utili, corollary.
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