Powered By Blogger

venerdì 28 febbraio 2014

Se Renzi flirta piu' con Berlusconi che con il PD una ragione c'e'


Un corteggiamento che corre sul filo del telefono, tra Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli, tra il Castello di Arcore e la casa di Pontassieve. Un amorevole pissi pissi, e un solido orizzonte comune: le elezioni anticipate, anche se – shhh – non si può dire. Ed è una corrispondenza perfetta, perché da parte del Cavaliere prevede anche il graffio e l’attacco del Giornale di riferimento, talmente innamorato da costringersi, ancheggiando un po’, a tenere il muso al governo. Così Denis Verdini già si divide in due, gioca tutte le partite, rassicura il Sovrano di Arcore, gli dice che l’accordo sul nuovo sistema di voto non è in discussione (“Matteo rispetterà i patti”). Ma nel suo gioco spettacolare Verdini tiene insieme anche la partita delle nomine, invade il campo che fu del solo Gianni Letta, e dunque discute con l’ambasciatore renziano Marco Carrai, tratta, tesse, baratta: la legge elettorale, sì, ma anche i posti di comando nelle società che fanno capo al Tesoro. Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Ferrovie, Terna… Tutto si tiene.
Adesso il Cavaliere sorride seducente: “Ho sempre predicato che bisogna farsi amare dai propri avversari”. Poi, ammiccando verso il compiaciuto Verdini: “In fondo Matteo è il mio carissimo competitor”. E Renzi stesso non saprebbe dire quanto Berlusconi gli si è rivelato. La pantomima raggiunge nel Cavaliere una grazia acrobatica, nel suo fascino c’è anche una sfacciataggine o una sapienza di istrione. Renzi lo sa, e dunque un po’ diffida (ricambiato). Ma certo è che il giovane presidente del Consiglio ha anche l’impressione di avere più amici nell’opposizione, dove persino Daniela Santanchè fatica molto a occultare il suo sguardo innamorato, che nella maggioranza dove siede Pier Luigi Bersani. 

“Se ce la fa, bene. Sennò bene lo stesso”
Dipende dalla legge elettorale, in definitiva dipende da Matteo. Così, l’altro giorno, il Cavaliere è rimasto incuriosito dal libro che Renzi ha portato alla Camera: “L’arte di correre”, di Haruki Murakami. Raccontano che a casa Berlusconi sorrideva silenzioso, una sfinge, socchiudendo gli occhi come fessure orientali. E una battuta, più seria che faceta: “Corri, Matteo, corri”. Il Sultano di Arcore non è oberato da complicazioni esistenziali, si tortura per i guai con la giustizia, ma appare ancora padrone nel suo godereccio disordine. E ancora riempie lo schermo della politica con la sua vasta, gaia, cinica presenza. Così, con le sue troppe telefonate, e attraverso le mascoline pacche di Verdini, è Berlusconi che ha stretto con Renzi il vero patto di legislatura.

Nessun commento: