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lunedì 13 luglio 2015

Il regine illiberale dei figli di papa'

 

di Cesare Alfieri
10 febbraio 2015POLITICA
 
Renzi è incapace di riformare e il nostro Paese è e rimane in un regime illiberale che si sostanzia in un “credo” sinistrorso retorico unanime incarnatosi nella burocrazia totalmente insofferente alla competizione e alla possibilità di governare in base a una concezione diversa da quella di sinistra, movimento che sarebbe alla base della democrazia liberale che, da noi, non esiste. E, infatti, il Paese è fermo. Esemplificativi del corpo amministrativo burocratico sinistrorso che deve cambiare volente o nolente sono Giulio Napolitano e Bernardo Mattarella (nella foto), rispettivamente figli di Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, presidenti della Repubblica.
Giulio Napolitano, guarda caso, è in cattedra nell’università cosiddetta dei Ds Roma tre, da quando è nato in pratica anzi forse anche prima, dato che, guarda caso, il rettore è suo zio. Consulente della giunta comunale di Veltroni, guarda caso, messo da Nomisma, società di Romano Prodi, guarda caso, nel comitato scientifico insieme a un altro figlio, quello di Andreatta, Filippo, guarda caso, vice presidente della fondazione comunista Arel di Enrico Letta, guarda caso. Giulio Napolitano è stato anche fidanzatino mancato di Marianna Madia, attualmente, guarda caso, al ministero della pubblica amministrazione. Frequentatori della spiaggia costosissima (ma quando i soldi sono regalati, non si bada alle spese) di Capalbio, una spiaggetta niente di che, con mare inferiore a quello della limitrofa Ansedonia e inferiorissimo a quello di Porto Ercole, se non fosse che è il ritrovo della sinistra imbrogliona e ladrona sulla pelle dei cittadini italiani, che si presta lì ad essere turlupinata, mai uno scontrino fiscale, dai fratelli gestori della plage sinistrorsa. Marianna Madia intraprese la storia sentimentale quando il paparino Giorgio Napolitano già si occupava per il partito comunista italiano della ricezione dei soldi dall’Urss.
E chi è il capo dell’ufficio legislativo del ministero della Madia? Ca va sans dire, Bernardo Mattarella, cioè il figlio dell’attuale presidente della Repubblica, nominato da Renzi mai eletto, con Parlamento abusivo alle spalle, giudicato illegittimo dalla stessa Corte Costituzionale di cui Sergio Mattarella faceva parte fino a ieri. L’illegittimità è la guazza in cui si sguazza in Italia oggi, con Matteo Renzi presidente del consiglio non eletto
Sergio Mattarella presidente della repubblica in odor di mafia eletto da abusivi, e maggioranza truffa composta da traditori voltagabbana per tenersi la poltrona, e lo stipendio, il nostro. Tornando ai “nostri”, il figlio di Sergio Mattarella, Bernardo, e il figlio di Giorgio Napolitano, Giulio, siedono e si fanno compagnia nel comitato direttivo dell’Istituto ricerche della pubblica amministrazione, insieme al giudice costituzionale Sabino Cassese, scartato alla presidenza della Repubblica delle banane. Il master in diritto amministrativo? Lo fa Giulio Napolitano mentre Bernardo Mattarella lo dirige, e così via dicendo.
Durante lo sfacelo democratico voluto da Giorgio Napolitano con il suo primo governo non eletto di Mario Monti, quello attaccato a filo doppio alla poltrona regalata da senatore a vita (paghiamo sempre noi), è arrivato a fare da sottosegretario alla giustizia Andrea Zoppini. Piovutogli addosso di tutto e di più, il tapino si ritirò vergognosamente sperando non si scoprissero tutte quante le malefatte sul lavoro e non da avvocato, consulente, arbitro, eccetera, fatte in precedenza. 
Altro frequentatore del think tank di figli di papà incapaci di Enrico Letta “Vedrò”, è Michael Martone, quello che, miracolato nella carriera accademica e professionale in quanto figlio di papà pure lui, diceva ai ragazzi italiani di darsi una mossa, dimenticando che, barando, lui e i suoi amici avevano occupato tutto, senza merito e solo grazie al loro paparino. Merito? Responsabilità? Onestà? Mandare a casa i figli di papà, e ristabilire alcune regole fondamentali della concorrenza? Mai.
Le “carriere” di Giulio, Bernardo, Andrea e Michael dimostrano quanto in Italia si sia lontani ani luce dal mercato. Questi invece si sollazzano e profittano di parentela e “giro”. Chi è consulente delle partecipate del Tesoro? Andrea Zoppini. Chi è stato chiamato da Giorgio Napolitano a fare il presidente del consiglio del governo non eletto, dopo Monti e prima di Renzi (tutti non eletti)? Enrico Letta il quale tra l’altro ha fatto una figura così meschina poveretto, “perdendo” addirittura il governo rubatogli dall’ imbroglione ancor più viscido e ruspante, Renzi. Mentre pagavamo tutti noi, come succede tuttora, Enrico Letta ha dispensato cariche e onori a Giulio Napolitano, facendolo essere sempre consigliere giuridico fisso, e poi al Coni, alla Federcalcio, alla Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport, alla commissione per la riforma della disciplina delle società sportive, a Roma 2020, e chi più ne ha più ne metta.
Tutti incarichi “truccati” e dati tra amichetti di papà ai figlioletti preferiti, perché gli altri, ove vogliano provare, neanche li vedono. Provare per credere. Poi Giulio, Renzuccio bello vigente, è nel board di Telecom Italia su indicazione dell’Agcom l’autorità per le comunicazioni in cui è “pargheggiato” quatto quatto, pure da dirigente, il fratello di Giulio, Giovanni Napolitano, insieme ad altra figliola d’arte Anna di Donato Marra segretario al Quirinale di Napolitano, e Giovanni Calabrò, figlio del presidente stesso dell’autorità della concorrenza. Paghiamo ovviamente tutto sempre noi. Ma di quale “concorrenza” di preciso si tratta all’Agcom? Quale, nel nostro Paese? E veniamo a Bernardo Mattarella, figliolo quarantasettenne del siciliano attuale presidente Mattarella.
Subito in cattedra pure lui all’università di Siena che muore di debiti perché male amministrata e male gestita, ha tante pubblicazioni. Si deve sapere tuttavia che non si riesce a pubblicare se non sei figlio di, dunque ecco che già il mare di pubblicazioni dimostra quanto sia figlio di papà Mattarella, prima alla Corte Costituzionale, adesso nientedimeno che alla presidenza. Si prevedono dunque un sacco di altre pubblicazioni. Vicino a Marcello Clarich cioè al presidente della Fondazione Monte dei Paschi (oddio), con la Madia al ministero della pubblica amministrazione a duecentomila euro, si è messo in aspettativa dall’università, così poi ci ritorna, e non perde lo stipendio della malmessa università.
E’ stato incaricato di studiare la pubblica amministrazione italiana a nostre spese da Sabino Cassese il quale scrive ottimi libri sulla riforma dello Stato che contribuisce a sviare, poi ha con Pietro Ichino inteso appesantire le nostre tasche con l’inutile ulteriore authority della valutazione dei dipendenti pubblici, lavoro concessogli da Prodi. Come una specie di tangente che si paga per esistere, Brunetta gli avrà dovuto elemosinare di uno studio sulla class action che si sarebbe potuto risparmiare, potendone disporre entrando in una qualsiasi biblioteca. E’ poi approdato alla Scuola superiore della pubblica amministrazione, ricettacolo di trombati riforniti di obolo assistenziale a nostre spese.
Fa parte di Astrid di Franco Bassanini, il presidente cioè della ricchissima nostra Cassa depositi e prestiti amministrata totalmente gestita dalla sinistra che bara al potere, e di cui fanno parte Tiziano Treu, Valerio Onida, Francesco Merloni, Giovanni Maria Flick, Giulio Napolitano (dove non è), De Vincenti, Marcello Clarich medesimo. Tutti quelli di Astrid, compreso Bernardo Mattarella, in compagnia di molti giudici della Corte Costituzionale ed ex presidenti della stessa tipo Casavola, Elia, Zagrebelsky e Onida hanno firmato l’appello contro la riforma proposta dal governo Berlusconi. Come li riformiamo noi tutti questi? Come si riforma l’esercito di italiani, raccomandati e pagati a gratis? Immettendo tutto e tutti nel mercato vero. L’Università? Si privatizza. Lo Stato? Si assottiglia, sino al minimo. Sino a fare stare e a fare “esistere” tutto autonomamente economicamente. Ci vuole un governo eletto democraticamente, e liberale, che intriso e forte di vera cultura liberale proceda a riformare nella dovuta direzione.

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