- Rosario Nicoletti
- Martedì, 24 Maggio 2016
Tra i film del grande Fellini, quello del quale più spesso mi tornano alla mente le scene, è senz'altro "Roma". Trovo geniale vedere la città eterna con quell'occhio scanzonato e critico, che secondo me coglie perfettamente il modo di essere di Roma capitale. Ed è tanto penetrante la descrizione che molti romani si sentono offesi per quelle scene, molte delle quali dettate dalla fantasia del maestro. Per quel che mi riguarda, sono romano di adozione, essendo in questa città nato quasi un secolo fa, ed avendo trascorso in questa tutta la vita: quelle scene non mi offendono e trovo che Fellini colga perfettamente nel segno.
Da allora, il degrado della città ha fatto molti progressi – non è mancato nulla, persino la "mafia capitale" –, ed anche le elezioni alla carica di sindaco vedono in lizza personaggi che, a mio modesto avviso, non avrebbero sfigurato nel film citato. Elezioni che fanno seguito alle dimissioni di un Sindaco che sembrava capitato li per caso, e che è stato defenestrato dallo stesso partito che lo aveva "sponsorizzato" nella elezione.
Cominciamo dalla persona che è la più accreditata – almeno secondo i sondaggi – a divenire primo cittadino ed amministratore di una città con tre milioni di abitanti, decine di migliaia di dipendenti, una costellazione di società delle quali il comune è azionista. Si tratta della Sig.ra Raggi, giovane, di aspetto gradevole, nessuna esperienza amministrativa o manageriale; in compenso dichiara che per ogni decisione amministrativa (tutte o solo quelle importanti?) – come stabilito per contratto – chiederà lumi alla Casaleggio e Associati o al suo partito. La legittimità di un tale vincolo è oggetto di verifica da parte di un tribunale. Quando questo candidato parla di programmi,fa delle affermazioni molto generiche: si comincia col dire che la casa è un diritto di tutti, e verrà censito il patrimonio immobiliare; intensificherà la raccolta dei rifiuti; conti alla luce del sole ("trasparenza" quale parola d'ordine). E così via un elenco di miglioramenti dell'esistente, con una nota di contrarietà per le Olimpiadi. Un programma nel quale nulla è dettagliato, che potrebbe essere quello di un amministratore di condominio in uno stabile nel quale non vi siano lavori da eseguire.
Segue (nell'ordine delle proiezioni) Roberto Giachetti. Questi difende la sua scelta di non presentare un programma, essendo Roma in una situazione di estrema complessità. Si concede in una specie diintervista. A proposito del traffico, vuole restituire trenta minuti di vita utile ai romani, senza fare però alcun cenno ai modi con i quali agire. Pensa poi di rivitalizzare i tram, ed intervenire sulla ferrovia Roma-Ostia. Un pensiero va alle numerose opere incompiute (Città dello Sport, Nuvola di Fuksas), senza accennare ai denari con i quali terminare le opere. Forse, sperando che Renzi, suo dante causa, li trovi per lui. Pensa infine ad un decentramento valorizzando comitati di quartieri ed associazioni periferiche. Al pari della Raggi, questo candidato non ha esperienze amministrative o manageriali, ma un curriculum di politico puro con esordio nel partito radicale e successiva militanza nel PD.
Il terzo candidato è Giorgia Meloni, futura mamma. Sono consapevole di essere scorretto con questa precisazione, visto che è stato ribadito da più parti (tutte autorevoli), che le donne sono libere di scegliere indipendentemente da quei ruoli ed incombenze che la natura affida loro. Anche lei, nessuna esperienza di amministrazione, solo una lunga militanza nelle file dei vari partiti di destra, ed una parentesi da Ministro. Parlando del programma, esordisce con qualche luogo comune – invito al voto e al ripudio della violenza – e passa poi a parlare di rifiuti (e chi non è d'accordo su differenziata e riciclo?), di mafia capitale e di tasse (troppo elevate per colpa di Rutelli e Veltroni). Conclude parlando della necessità di una rinegoziazione del debito, di dare maggiore autonomia alla Capitale, e conclude in perfetto politichese, affermando che la sua attenzione per le periferie sarà testimoniata dal comizio di chiusura della campagna elettorale, che avrà luogo in Tor Bella Monaca.
Segue in questa nostra rassegna Marchini, erede di una dinastia di imprenditori, "accusato" nei molti media di possedere una Ferrari. Come noto, essere benestanti, o ricchi, è nel nostro paese una colpa. Marchini non si è fino ad oggi risparmiato negli interventi alle varie trasmissioni TV, tenendo testa alle domande dei giornalisti. Pieno di entusiasmo, tenta di vincere l'ostilità, che grava sempre sugli "intrusi" in politica. E' l'unico tra i candidati che ha presentato un programma dettagliato, ricco di idee interessanti ed innovative. Difficile dire se tutte le proposte sono realizzabili in un arco di tempo limitato e con mezzi scarsi: interessanti quelle sullo snellimento del traffico (istituzione di nuove linee tranviarie, sfruttando i binari esistenti). Per le ormai famose "buche", presenti in tutte le strade di Roma, si prevedono appalti non per il lavoro da eseguire ma per una manutenzione di lotti di strade. Una idea è particolarmente ambiziosa: si pensa ad un "Senato Capitolino", formato da personalità avente un ruolo nella vita della Capitale, con compiti consultivi. Temo che non saranno in molti a leggere il programma, di 67 pagine. Molti italiani votano per fede, altri per sentito dire.
Ed infine, va menzionato Fassina. Sembrava uscito di scena, ma il Consiglio di Stato ha rimesso in gara la lista – respinta per difetti formali, riconosciuti tali dal TAR – con la curiosa motivazione che la presenza di una lista è giovevole al processo democratico. Fassina ha parlato del suo programma in una intervista. E' preoccupato del mostruoso debito e pensa una possibile ri-negoziazione degli interessi. Vorrebbe aumentare in qualche modo gli stipendi dei dipendenti. Per le strade, pensa che sarebbe utile una fidejussione a garanzia dei lavori; pensa anche come altri di dare maggiore responsabilità in questo campo ai municipi. Fa menzione del problema dei nomadi, e ritiene utile che le scuole, secondo una proposta dello stesso Ministro, rimangano aperte l'estate.
Come dicevo all'inizio, molti dei candidati mi ricordano i personaggi dei film di Fellini. Fassina, nelle sue apparizioni televisive, mi ricorda, con i suoi lamenti, un bimbo maltrattato dai suoi coetanei, che racconta i guai alla mamma. La Sig.ra Raggi, che sappiamo essere telecomandata da un non identificato "staff" dell' M5S, non fa altro che ripetere che trasparenza ed onestà sono l'unica ricetta per amministrare Roma. L'onorevole Meloni, con i suoi occhioni azzurri, è brillante in un comizio, ma molto modesta quando deve argomentare. Giachetti mi sembra uscito da una di quelle assemblee studentesche degli anni ruggenti della contestazione.
Forse, i candidati che ho menzionato non hanno il "physique du rôle": l'unico che a me sembra "normale" è Marchini, il quale ha formato una "squadra" per il governo della città di tutto rispetto. Gli auguro il successo, per il bene della città: ma è azzardato pensare che Roma possa avere un sindaco "normale".
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