Più ci penso e più mi
convinco che quello che sta succedendo alla nostra lingua è sintomo d’un Paese
che non sta bene con sé stesso.
L’italiano
di oggi si trova in uno stato pietoso che provoca
malessere fisico a coloro che amano la propria lingua, e
si rendono conto che e’ una lingua ammalata.
L’italiano è affetto da troppi “anglicismi” che lo indeboliscono
e lo rendono banale.
Non si
tratta certamente di quei neologismi che appartengono alla sfera delle scienze
e della tecnologia, e cioè al mondo delle scoperte scientifiche e delle invenzioni
tecnologiche, mondo da tempo dominato da Paesi di lingua
inglese, non si tratta di questo lessico,
lessico, dopotutto, preso in prestito in gran parte dal latino e
dal greco, ma si tratta di quel lessico, espressioni e modi di dire.
Non è altro che uno
specchio d’una società imitatrice, priva
d’immaginazione, priva di creatività, priva di orgoglio e priva d’amore per la propria lingua e
cultura, e piena di complessi d’inferiorità.
Sebbene i cambi
linguistici sono qualcosa di normale e sono segno di flessibilità e vitalità,
l’uso assolutamente innecessario,
sproporzionato, arbitrario e fuori luogo di una serie di anglicismi non è altro che il segno
di una pseudocultura che si
manifesta attraverso la televisione, la radio e la stampa, e che infine arriva nella bocca di
tutti. È molto facile verificare, mentre guardiamo la televisione o leggiamo i
giornali, che chi usa anglicismi, quando
potrebbe usare uno dei tanti
vocaboli italiani di analogo significato, è di solito una persona banale, un po’ sciocca, semicolta o, peggio ancora, pseudocolta.
Queste persone banali,
sciocchi e pseudocolti sono i veri responsabili di questo sfacelo linguistico, di questo
scempio culturale, proprio perché devono parlare e scrivere bene, con eleganza di stile,
e, allo stesso tempo, con semplicità e
chiarezza.
La gente comune non fa
altro, come è naturale, che imitare e copiare coloro che sentono e leggono
frequentemente, coloro che, colpiti da
un complesso d’inferiorità e da un senso di insicurezza personale, credono di dimostrare più cultura, più intelligenza, più
eleganza e più fascino usando parole “straniere”.
Secondo me, tutto questo
e’ francamente sconcertante. Chi
vogliono ingannare questi buffoni?
Questo linguaggio
assomiglia più a quello di noi italiani residenti nei paesi anglofani che a
quello degli italiani che non hanno mai messo il naso fuori del loro paese. C’è una bella differenza però. Ci sono diverse ragioni per cui noi italiani residenti in paesi anglofoni,
senza rendercene conto, abbiamo fatto una
mescolanza (un mix per i moderni!!) di lessico inglese e fonetica italiana, ma per
gli italiani d’Italia non ce n’è nessuna.
Cosa poi dire della
stragrande maggioranza delle colonne sonore dei programmi televisivi, dei films
e dei documentari italiani che adottano canzoni in lingua americana/inglese?
Quanti sono a capirne il testo? Perche’ pagare milioni e milioni di diritti di
autore ad artisti stranieri? Non sarebbe piu’ opportuno attingere ad autori
italiani di tutti i tempi e far rimanere la valuta in Italia finanziando i
propri artisti?
Gli italiani in Italia non sono piu’ orgogliosi di essere italiani al
contrario di noi italiani residenti all’estero.
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