I rom? Ospitiamoli ai Parioli
Lo aveva sottolineato con garbata ironia qualche commentatore ma il suggerimento era caduto nel dimenticatoio e giudicato una risibile e sciocca provocazione. Poi, un paio di giorni fa, con una ostentata chiarezza che non teme eccessi verbali, lo ha ribadito Vittorio Sgarbi pretendendo una risposta ad una domanda semplice: «qual è il motivo per il quale Salvini non si è posto il problema del censimento dei filippini e degli srilankesi che lavorano in Italia e invece se lo è posto per i rom? E in quante case di questi illuminati progressisti vi sono inservienti e persone di fiducia zingari?». Infine, ha chiuso con un interrogativo banale ma vero: «voi credete che la Boldrini abbia assunto o abbia mai pensato di assumere una colf rom?».
Perché è così! Arrivati a questo punto, la pantomima sui rom si può districare solo attraversando con spregiudicatezza la verità per sbatterla in faccia a chi si nutre di finto ecumenismo, misto a mielosa tolleranza e generosità. Non servono più numeri e tabelle ma interrogativi diretti privi di ogni compromesso lessicale. Inutile girarci intorno per timore di ritorsioni o di pesanti attacchi e di essere ristretti nel girone infernale dei razzisti.
Cosicché lo stesso metodo utilizzato da Sgarbi per i Rom andrebbe integralmente applicato alla colossale questione ‘migranti’.
Mettiamo pure che corrisponda al vero il fatto che gli italiani siano dei razzisti inconsapevoli, e che le élite intellettuali e le classi più ricche ed agiate abbiano ragione nell’affermare che i flussi migratori siano capziosamente sovradimensionati e che, invece, con una ordinata e scientifica programmazione ed una seria e coscienziosa accoglienza, si possa governare questo non-problema.
Bene… allora facciamo come dicono loro, riprendiamo lo schema Sgarbi e trasliamolo a quest’altra vicenda. Se tutte le questioni legate al disordine, alla sicurezza, al decoro civile sono artatamente ampliate da politici che fanno di retorica e demagogia il loro pane quotidiano e gli imbelli cittadini ci cascano come dei polli, perché dunque non distribuire equamente i migranti extracomunitari? Perché non mettere Centri di accoglienza, adeguatamente riorganizzati, sotto stretto controllo pubblico e con svariate centinaia di ‘ospiti’, ai Parioli, a via Monte Napoleone, o a fianco la sede di Repubblica o del Corriere della Sera? E perché, non organizzare campi rom moderni, puliti, ordinati di tutto punto con seducenti aiuole, adeguata illuminazione e immancabile ‘mercatino delle pulci’ al Vomero, a Posillipo, a Capri, a Venezia, sotto la casa di Lilli Gruber o di Oliviero Toscani, in piazza Duomo a Milano, nelle vie dello shopping o magari adiacenti ai negozi Benetton? In fondo, quando nelle nostre dimore private accogliamo un ospite non gli riserviamo mica lo sgabuzzino?
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