La crisi economica è grave e potrebbe divenire gravissima. Dal momento che, come si dice, le Borse sono “il termometro del tempo che farà domani”, tutti si spera che presto splenderà il sole. Ma lo scetticismo prevale. Le borse vogliono vedere un “autentico” cambio di marcia, vogliono “fatti” concreti. Il segnale che potrebbe renderle ottimistiche e’ la “estirpazione” delle parti cancerose. La maggioranza ne ha il potere o il coraggio? E qui che si vede tutta la differenza fra “autocrazia” (forma di governo in cui un singolo individuo detiene un potere illimitato) e “democrazia”. Non sto facendo “apologia” della dittatura, soltanto esponendo i “limiti” della democrazia. Un autocrate “illuminato” può attuare riforme che mettono sotto sopra tutto il Paese “scontentando” tutti, ma lo “risana” e lo guarisce di mali atavici. Può fare questo perche’, non rischiando di essere scalzato dal potere, ha il tempo di far constatare ai cittadini i benefici della sua azione. Invece, anche il piu’ capacissimo Premier democratico, che ha dinanzi a sé soltanto tre, quattro o cinque anni, non può “implementare” riforme “epocali” che, per lo piu’, sono “impopolari” e per questo “contestate” da tutti. Non avrebbe il tempo di realizzarle per risanare il suo Paese, perche’ verrebbe “cacciato” alle prime elezioni ed e’ quello che avviene in “democrazia” quando un governo diventa “impopolare”. Per affrontare questa gravissima crisi economica, che sembra non aver mai fine e, probabilmente, peggiorerà, il governo Berlusconi ha due opzioni. Di fare tutto quello che sarà possibile fare anche se diventerà “impopolare” e mettere in forse la sua rielezione nel 2013. Pressato dalla crisi, e’ costretto ad adottare misure “straordinariamente” severe e contrarie al “buonismo nazionale”, quindi, si renderà odioso. Potrà anche salvare l’Italia, ma nessuno gliene sarà grato e perderà le elezioni. Nel caso migliore, il governo successivo si attribuirà il merito dei risultati dei provvedimenti adottati, e accuserà il governo precedente di aver fatto pagare prezzi eccessivi. L’altra soluzione e’ di non far nulla. Imprecare alla sfortuna e accusare i malvagi speculatori. Ma quale governo potrebbe essere rieletto se lasciasse andare tutto in malora? La conclusione e’ una: se la crisi e’ molto grave, e lo e’, la maggioranza potrebbe perde le elezioni qualunque cosa faccia. Ma c’e’ sempre un lato positivo in qualsiasi situazione anche la piu’ disperata. Quando si e’ incerti di vincere, si deve “scegliere di perdere con onore”. Il governo dovrebbe ridurre del 50%, “con effetto immediato”, lo stipendio dei parlamentari. Ridurre “drasticamente” il costo della politica. L’importo massimo delle pensioni non dovrà superare i 5mila euro mensili (Lamberto Dini percepisce 40mila euro mensili per il cumulo di diverse pensioni, Azelio Ciampi 34mila, Giuliano Amato 31mila, Prodi 14mila ecc.). Allungare d’un solo colpo di cinque anni l’età pensionabile, rendendola uguale per uomini e donne. Abolire le pensioni di anzianità. Permettere la licenziabilità dei pubblici dipendenti. Abolire parzialmente il Servizio Sanitario Nazionale obbligando tutti ad assicurarsi privatamente. Riformare il fisco senza “concertazioni” e senza “contrattazioni”. Tagliare di colpo tutti i rami secchi delle ferrovie. Sopprimere l’80% delle provincie. Licenziare gli impiegati sorpresi fuori posto durante le ore di lavoro. Imporre una produttività ai magistrati, e adottare tutti gli altri provvedimenti opportuni ma “impopolari”. Se si eviterà la “insurrezione” del popolo, una manovra così darebbe un “colpo decisivo” al debito pubblico. Ovviamente il salvataggio dipenderebbe dal senso di “responsabilità” di tutte le forze politiche in campo. Purtroppo in Italia la “faziosità” e’ diventata “incontrollabile” e prevale di gran lunga sull’“interesse nazionale”.
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