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mercoledì 4 settembre 2013

Silvio e' l'unico politico credibile in grado di tutelere le impreese italiane


di Boris Marchi
marchi@ragionpolitica.it
giovedì 22 agosto 2013
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Nell’ultimo hanno chiuso i battenti 360 mila imprese e abbiamo assistito a centinaia di suicidi da parte di imprenditori. Questa crisi per certi versi, per le modalità sta provocando conseguenze più atroci rispetto a quella che fu la cosiddetta «Crisi del ’29». Nonostante i media nascondano il più possibile tutto ciò, per paura che si possano scatenare e incentivare delle rivolte sociali, la disperazione e la rabbia della gente ed, in particolar modo degli imprenditori, è veramente tanta, forse troppa e non accenna minimamente a placarsi perché quotidianamente le loro speranze si assottigliano sempre di più.
Chi potrebbe veramente capire la disperazione di questi imprenditori, le cause reali che hanno condotto molti di loro al suicidio? Senz’altro solamente chi ha testato e provato con mano le difficoltà che si possono incontrare durante il percorso imprenditoriale. In politica l’unica persona che più di tutte riesce ad immedesimarsi e a capire i reali problemi che affliggono gli imprenditori e, di conseguenza, la gente, può essere soltanto colui che questi problemi li ha vissuti in prima persona, magari non in maniera così tragica, ma che pur sempre li ha incontrati.
Silvio Berlusconi è l’unica figura politica che ha cercato da sempre di risolvere quei problemi che attanagliano e rendono difficile il percorso di un imprenditore, contrapponendosi da 20 anni contro quella sinistra che odia il ceto medio e coloro che, attraverso il rischio d’impresa, sono stati capaci di crearsi una piattaforma economica. Non è on caso che tutte le riforme avanzate dalla sinistra siano sempre state delle proposte mirate a danneggiare il ceto medio.
Il Governo di sinistra è sempre stato il governo delle tasse, delle pesanti imposizioni fiscali, della brutale burocrazia. Si è rivelato come un Governo avverso al benessere del Paese. Un elettore tipo di sinistra crede e si convince che il colpevole principale di questo disastro sia l’imprenditore «evasore», che ha rubato e che si è arricchito. Viene odiato, allo stesso modo, il politico che ne incarna la figura e che si è posto a favore di essi, ovvero Berlusconi e l’intera compagine del centrodestra. Forse a «sinistra», si è ignari del fatto che l’Italia basa la propria economia sull’imprenditoria, sull’artigianato.
Siamo un Paese costituito prevalentemente da piccole e medie imprese ed è attorno ad esse che ruota la nostra «macchina economica», sia perché offrono lavoro a milioni di italiani, sia perché versano non poco denaro nelle casse dello Stato. Per anni la sinistra non ha fatto altro che incentrare le proprie campagne elettorali sul falso in bilancio, sull’evasione. L’evasione va sì combattuta ma con metodi liberali e non con il terrore mediatico e le proposte finalizzate ad aumentare la tassazione. Va fermata con l’apporto della «ricetta di crescita» liberale proposta dallo stesso Berlusconi, ovvero «MENO Tasse, MENO Imposizione Fiscale = PIU' Lavoro, PIU' Crescita».
L’evasione fiscale non si combatte aumentando le tasse perché, al contrario, si finisce per incrementarla. La situazione delle imprese italiane di oggi non è grave, ma tragica. Urgono riforme per abbassare la pesantissima pressione fiscale e delle agevolazioni per le nuove assunzioni. L’impresa è il cuore dell’economia, è il motore dell’Italia. Se sopravvivono le imprese, sopravvive l’Italia.

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