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mercoledì 10 giugno 2015

Facebook un maledetto e schifoso aggeggio sfascia faniglie socialmente pericoloso


FACEBOOK UN MALEDETTO E SCHIFOSO AGGEGGIO SFASCIA FAMIGLIE SOCIALMENTE PERICOLOSO



Basta Facebook non avrai la mia vita, la mia serenità familiare, i miei affetti, il mio futuro, sei solo uno schifoso aggeggio sfascia famiglie socialmente pericoloso … e ti cancello …
Facebook viene definito come “moltiplicatore d’ansia”, “un nuovo occhio che guarda ed equivoca”, sicuramente “un gioco pericoloso”
L’articolo è firmato da Annalena Benini.  Facebook è visto unicamente come strumento di cucco selvaggio per adolescenti sfigati o attempati cucadores sfascia famiglie.

10 ragioni per cui dovremmo tutti cancellarci da Facebook

Dan Yoder di Rocket.ly ha pubblicato sul suo blog un post contenente 10 motivi-verità fondamentali per cui non sarebbe più conveniente restare iscritti a Facebook. Questo, nonostante lo straordinario successo riscontrato dalla piattaforma (anzi, per certi versi, forse proprio per questo tipo di demografiche e statistiche d'uso).
Il post di Dan parte con un invito perentorio: cancellarsi tutti, cancellarsi subito. E’ molto chiaro: Facebook è un'azienda antietica, che può fare il male dei suoi utenti. Tanto che molto spesso quegli stessi utenti vengono scambiati per un prodotto, invece che dei consumatori di qualcosa che essi stessi producono.
I 10 motivi addotti da Dan per corroborare questa sua tesi sono i seguenti:

10. I Termini legali del Servizio sono vantaggiosi solo per Facebook: sono unilaterali. Una delle diciture che più allarma Dan è quella secondo la quale i dati degli utenti iscritti a Facebook non solo sono di proprietà di Facebook ma, in caso di mancato e sollecito aggiornamento (vedere sezione 4.7 dei Termini), l'utente stesso potrebbe ritrovarsi col proprio account chiuso. Terminato. Kaput. L'impressione che un esperto di network sociali come Yoder è semplice: gli utenti sono visti come degli "impiegati non pagati", perennemente al lavoro per fornire a Facebook dati utili al targeting delle loro pubblicità.

9. Il CEO di Facebook ha alle spalle un passato evidentemente antietico. Siamo abituati da anni a concedere a Google i nostri dati più personali, solo perché siamo convinti che sia un'azienda profondamente e intimamente "buona". Chissà se le cose cambieranno. Intanto, per Mark Zuckerberg, di "bontà" non ce ne sarebbe mai stata tanta, a disposizione. Dan ricorda di come BusinessInsider svergognò il fondatore di Facebook, riportando di come avesse usato messaggi privati sulla piattaforma (e preziose password inserite sulla stessa) per accedere alla posta elettronica di alcuni suoi "nemici personali". Lo stesso fatto che Zuckerberg accettò di versare 65 milioni di dollari all'ex compagno di studi che lo accusava di avergli copiato l'idea di Facebook, sempre secondo Dan, la dovrebbe dire lunga sullo stato della coscienza di questo imprenditore del web troppo potente e forse troppo giovane.

8. Per Facebook e il suo fondatore, la privacy è un chiaro ostacolo allo sviluppo. Qualcosa di economicamente controproducente. Ecco quanto Zuckerberg ha dichiarato in gennaio:
"Gli utenti di Facebook stanno prendendo sempre più confidenza con la condivisione online, e con la condivisione di sempre più cose e di diverso tipo e con più persone. Le norme sociali sono qualcosa che si può evolvere nel tempo". 

7. Il fatto che quanto appena trascritto sia sfruttano più a vantaggio di Facebook che degli utenti, costituisce il punto settimo delle accuse di Dan Yoder. Facebook fa un doppio gioco: da una parte, è chiarissimo e dettagliatissimo nello spiegare agli sviluppatori dell’applicazioni (che girano sulla sua piattaforma), come sfruttare ogni granello di informazioni personali, tramite API continuamente aggiornate. Dall'altra, non informa assolutamente con la stessa premura gli utenti stessi, di questi continui "ultimi ritrovati" della tecnica. La lunga storia delle modifiche alle norme sulla privacy di Facebook (una vera e propria soap opera), è riassunta benissimo in questo post.

6. Facebook si comporta come un bullo. Non un bulletto qualunque: un bullo bello grosso e malintenzionato. Quando uno sviluppatore rivelò all'opinione pubblica delle intenzioni di Facebook, riguardo alle API Open Graph (che avrebbero reso pubblico tutto quanto condiviso su Facebook, fino a quel momento), Facebook gli fece causa. Gli fece causa anche se aveva espressamente intenzione di realizzare quello che Pete Warden rese noto. Facebook vuole tenere i suoi utenti il più possibile all'oscuro di quelle che sono le sue intenzioni. E questo è male. Molto male.

5. I dati personali non sono solo nelle mani di Facebook, ma anche in quelle di ogni singolo sviluppatore di terze parti - per Facebook - le cui applicazioni decidete di installare. Dunque non si tratta più di credere o meno alla supposta bontà o etica di un gigante, ma a quella di migliaia e migliaia di nanetti, che della vostra privacy se ne infischiano, o non hanno abbastanza tempo e denaro per occuparsene seriamente. E' come se, anche coi filtri della privacy impostati al meglio che possiate, i vostri dati fossero comunque sempre virtualmente pubblici. Rifletteteci.

4. Facebook non è degno della nostra fiducia neanche da un punto di vista meramente tecnico. Se anche fosse "buono" ed etico, Facebook non sarebbe comunque un ecosistema abbastanza sicuro per i nostri dati, le nostre immagini, i nostri contatti. Più volte è stato dimostrato come sia vulnerabile agli attacchi di phishing e di spammer. Basti ricordare il giorno in cui, magicamente, tutti i profili divennero pubblici. Un vero incubo di privacy. Come giustamente nota Dan, le cose sono due: o Facebook non tiene alla vostra privacy, oppure non ha ingegneri abbastanza preparati. Oppure, semplicemente, tutte e due le cose.

3. Facebook vi rende la vita molto, molto difficile, nel caso vogliate chiudere il vostro account. Sembra un paradosso, ma non lo è: Dan ci consiglia di cancellare il nostro profilo su Facebook perché si tratta di un'operazione dall'esito incerto e dalle procedure macchinose e difficoltose. Inoltre, anche qualora riusciate ad andare oltre le procedure in questione, Facebook non promette da nessuna parte di non conservare i vostri dati personali. Come se non bastasse, come da punto 5 della presente lista, anche gli sviluppatori di terze parti presenti sulla piattaforma potranno conservare informazioni private sul nostro conto. L'esperienza di "provare" a cancellare un account, ad ogni modo, è molto confusionaria. Seguendo il link più ovvio, si viene condotti a una pagina che permette di disattivare, non di cancellare l'account in questione. Per cancellarlo davvero, provate a seguire questa guida. E buona fortuna. Non è detto che ce la facciate, visto che Facebook ama sperimentare molto su questo tema della cancellazione degli account. Certo, quando si tratta di cancellarne uno senza prevviso, Facebook non si pone tutte queste difficoltà. E' quando siete voi a volerlo cancellare, che iniziano i problemi. Se disattivate soltanto il vostro account, darà semplicemente come non fare login per un po'. Tutti i vostri tag nelle foto restaranno, con tanto di vostro nome e cognome, per esempio. Oppure, incredibile ma vero, se non opterete per non riceverne più, continuerete a leggere mail da Facebook con notifiche sulle attività di altri utenti o applicazioni sui vostri dati.

2. Facebook non supporta pienamente l'Open Web. Paradossalmente (anche qui), nonostante questa straordinaria "apertura" nei confronti della socialità dei suoi utenti, e nonostante lo stesso nome dato alle API Open Graph, Facebook si è sempre dimostrato estremamente refrattario nei confronti degli standard Open Web, e possiede una sua natura fondamentalmente "chiusa". Quell'Open è quasi uno sfottò alla privacy degli utenti di Facebook. Come se non bastasse non avere un'idea chiara di come cancellare il proprio account, ora l'insieme degli strumenti che permettono a Facebook e relative applicazioni di scavare nelle vostre informazioni private, si chiama "Open Graph". Quando è troppo è troppo: nulla è aperto in Facebook, se non una parte altamente metaforica del vostro corpo. Di tutto il resto è proprietario Facebook e solo Facebook. Il quale ha addirittura creato un'alternativa - aggressiva e onnipresente - a OpenId, chiamandola Facebook Connect.

1. Ma il motivo principale per cui abbandonare la nave di Facebook sembra essere un colpo di scena finale: perché non è un "granché". Anzi, secondo il nostro Dan, farebbe addirittura "schifo". In mezzo a tutta la confusione creata intorno alle più insipide applicazioni di appuntamenti al buio, quando non si stratta di infantili social game (che però piacciono solo agli adulti frustrati e in cerca disperata di nuove addiction), si è perso completamente il senso di tutto il gioco di Facebook. Quel barlume di fascinazione che esercitava all'inizio della sua vita: metterci in contatto coi nostri amici del passato, del presente e, perché no, del futuro. Oltretutto, Facebook è lento, inaffidabile, pachidermico. Insomma, quando non è fastidioso, pericoloso o inopportuno, Facebook è comunque noioso. Facebbok "È potenzialmente più pericoloso di Google per la libertà di espressione.

C’e’chi va in giro senza cellulare perché crede sia uno strumento usato per la sorveglianza di massa (e’ stato definito il sogno di Stalin). 

 
E’ pericoloso mettere le foto di bambini su Facebook


Potrebbe comportare conseguenze al momento non immaginabili per il loro futuro. 

Tutti mettiamo le foto di figli e nipoti sul web, specie su Facebook. Perché lo facciamo? Per molti motivi, tra cui tenerci in contatto con amici e parenti che non sono vicini, perché i bambini ci sembrano e in effetti sono adorabili, per tenere una sorta di diario delle loro evoluzioni. Eppure gli esperti mettono in guardia da questa abitudine per diversi motivi: il primo è intuitivo. Non è etico mettere online le foto di qualcuno – sì, anche un bambino piccolo è un essere umano dotato di diritti – che potrebbe considerare la cosa negativamente, quando ne avrà la possibilità. Poi, postando foto – specie ridicole e divertenti – di bambini, eliminiamo ogni loro possibile speranza di restare anonimi, in futuro. Speranza che se anche noi non condividessimo, saremmo tenuti a rispettare.
Ma prima di farci un’idea, e decidere se la condividiamo oppure no, pensiamo a quando questi bambini saranno adolescenti.
Difficile immaginare cosa sarà diventato Facebook, ma tutto lascia immaginare che cercare le foto degli utenti – specie se identificate e taggate – sarà ancor più facile e veloce, e allora tutta una scuola di adolescenti avrebbe a disposizione il suo primo bagnetto, la prima crisi isterica, la sua faccia paffuta con gli occhi storti, e altre immagini più o meno imbarazzanti per superare la già difficile pubertà (qui un elenco di esempi di foto sbagliate) .
Ma molti esperti di web e social media, ipotizzano che queste immagini potrebbero influenzare addirittura il loro ingresso all’università o l’accesso al mondo del lavoro, dato che sempre più aziende tranquillamente e giustamente spiegano di consultare i social media prima di scegliere un candidato.
Questo potrebbe non dover significare una censura totale alle immagini dei nostri bambini online. Se riteniamo eccessiva la prudenza di non postarli perché non possono ancora esprimersi in merito, quello che siamo tenuti a fare è non taggarli con il loro nome intero e, meglio ancora, utilizzare per i social il soprannome che usiamo a casa. Mai indicare la data e il luogo di nascita, o l’indirizzo di casa, contro i furti di identità. Ovviamente si dà per scontato che le impostazioni di privacy di un genitore che posta le immagini di un figlio siano ristrette ai soli amici, ma questo vale a patto che il vostro Facebook sia veramente collegato solo a vostri reali amici.
Cosa ci aspetta in futuro, come fa notare Slate, già il presente ci ha mostrato cosa può comportare avere in rete ampio materiale che ci interessa, anche se non se ne parla così spesso. Molte applicazioni, siti e tecnologie indossabili si basano oggi sul riconoscimento del viso.
Nel 2011 un gruppo di hacker ha messo a punto una app che permette di fotografare un volto, e avere dopo pochi minuti il nome e una breve biografia della persona in questione direttamente sul cellulare, con tutta la storia delle sue immagini online e delle info rese disponibili su di lui.
Insomma, quello che da genitori dobbiamo avere chiaro quando postiamo una foto di nostro figlio, o quando rendiamo pubblici e consultabili i suoi dati sensibili, è che l’uso che noi oggi facciamo dei media sicuramente non sarà lo stesso uso che ne farà la società che lo aspetta da adolescente e da adulto.



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