- Lorenzo Matteoli
- Venerdì, 14 Febbraio 2014
Ci deve essere qualcosa che non sappiamo, perché alla luce delle cose che si sanno non si capisce proprio come possa Renzi sperare di riuscire a fare quello che Letta non è riuscito a fare con la stessa maggioranza, con lo stesso PD, con lo stesso Alfano, con lo stesso Napolitano. I grandi sofisticati commentatori sono concordi nell’affermare che il governo Letta era debole e che quello di Renzi sarà più forte. Ma non si capisce proprio su cosa basano questa affermazione.
Non può essere solo la disinvoltura tattica di Renzi e il suo linguaggio informale, non omologo e non conforme.
O forse è proprio il PD diverso, molto diverso, quello che spiega tutto?
Che il PD sia cambiato a seguito delle primarie e della nuova direzione è evidente, ma che sia cambiato al punto da congelare un governo guidato da uno suo importante leader (Letta) e da consentire l’operatività di un altro governo guidato dal suo segretario (Renzi), è un vero enigma. Difficile crederlo senza qualche ulteriore informazione o spiegazione. Per ora non disponibile. Sembra però evidente che il partito che ha dato la fiducia e l’incarico a Letta non è il partito che adesso porta Renzi al governo.
Un cambiamento così radicale doveva essere nelle cose da molto tempo ed era stato tenuto nascosto, negato o semplicemente non capito da una direzione politica accecata dalla hubris della “diversità” del PCI/PDS/DS/PD e dalla finzione pseudo-bonacciona emiliana di Bersani: dietro le metafore nulla.
La prima cosa incomprensibile è la inerzia operativa del governo Letta. Per quale ragione non è riuscito a combinare nulla se non ad aumentare il carico fiscale a livelli letali per le imprese e per l’economia: lui incapace? i ministri incapaci? Grandi avvocati, grandi tecnocrati, vertici di Banchitalia, super burocrati di esperienza trentennale….inetti? incapaci? … è vero che secondo la nota legge ognuno viene promosso fino al suo livello di incompetenza, ma qui siamo a livelli siderali: mai la legge di Peter avrebbe avuto una conferma così completa e clamorosa. Personaggi che prima di andare al governo erano veri Ras dello loro burocrazie, improvvisamente balbettano e compiono errori pacchiani (cfr Cancellieri, Saccomanni…).
C’è un segreto dietro questa impotenza? Un sottile veleno che inquina le sale dei palazzi romani e induce insipienza anche nelle persone più capaci e competenti?
Oppure è la viscosità delle macchine burocratiche della democrazia che è arrivata allo stadio finale dove tutto si blocca per una infinità ineffabile di motivi: “The end of power”? Letta non l’aveva capito? Se lo aveva capito il suo modo di affrontare il problema non ha funzionato. Il negoziato, la mediazione democristiana, l’infinita elaborazione di compromessi, il consumarsi verbale nell’immobilità, evidentemente non funziona più, se mai ha funzionato.
Ma Renzi lo avrà capito?
Dunque una prima spiegazione dell’enigma è che dall’esterno non ci si rende conto del radicale cambiamento avvenuto nel PD: dopo trenta, quaranta anni di ingessatura frattocchiana, di verbalità inutile e reazionaria sul “cambiamento” e sulla sua gestione, i compagni non si sono accorti che il partito gli era cambiato sotto … le chiappe, troppo attaccate alle poltrone. Credevano di essere segretari di un partito, ma in realtà erano segretari di un altro partito, ma non sapevano quale era. Il cambiamento era avvenuto “a loro insaputa”, pare sia un costume corrente. Dormivano al volante.
Dopo aver preso atto che il partito è cambiato si tratta di sapere come è cambiato.
Questo potrebbe essere un secondo segreto di Renzi: conosce il nuovo PD e sa farlo funzionare?
Oppure Renzi si è reso conto che in un mondo che parla per sottintesi, per metafore e glosse ambigue, per “qui lo dico e qui lo nego”, basta parlare “pane al pane”, andarci dentro “pari” come si dice a Vignola, per far saltare il banco. La tigre è una tigre di carta. Il muro è carta velina.
Di fronte alla massima semplificazione dialettica, tutto il complesso armamentario verboso frattocchiano e democristiano si spappola: il re è nudo e tutti lo vedono in mutande.
Difficilmente sapremo quale è, se c’è, il segreto di Renzi. Per adesso restiamo con il dubbio che non ci siano segreti, che “what we see is what we get”.
Sta succedendo qualcosa che non è mai successo prima e nessuno riesce ad aver una idea di come potrà svolgersi il futuro politico di questo strano Paese: una società brillante, una cultura d’avanguardia, una classe politica dirigente squallida.
La più grande fiction democratica del mondo occidentale.
Assolutamente inspiegabile al di fuori dai confini nazionali.
La disinvoltura con la quale si affronta la svolta è magnificamente “Italian”. La Grande Bellezza.
O no?
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