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sabato 2 giugno 2018

Curriculum, penultimatum e selfie sul tetto che scotta

Dai cowboy che giocano all'impeachment alla Jaguar di Conte. La nostra «House of cards» è una commedia

Se c'è un risultato di questi tre mesi surreali, è che non avremo mai più bisogno di guardare House of cards: a parte l'omicidio, il reality show di questo inizio Legislatura somiglia a un thriller politico.







Manovre, tradimenti e pressioni internazionali: abbiamo visto di tutto e non ci abbiamo capito niente. Urge perciò un dizionario semiserio, un bugiardino - mai termine fu più appropriato - per interpretare questa crisi da Repubblica dei Carciofi (le banane sono poco sovraniste): continueremo a ignorare come si sia potuti passare in 24 ore da scenari di golpe centrafricano all'unità nazionale, ma almeno non lo capiremo col sorriso.
A
Aventino. Il Pd ci sta passando le vacanze dal 4 marzo. È bassa stagione, ma dopo essere stati esodati dagli elettori Renzi & C. non hanno altri impegni oltre la villeggiatura. Bagni di umiltà e scorpacciate di polemiche. Piatto tipico, il carrello dei leader bolliti.
B
Bugie. Se hanno davvero le gambe corte, con tutte le promesse irrealizzabili e le giravolte di questi giorni, sta per essere varato un governo da Paralimpiadi. La madre di Di Maio però giura che il figlio non sa dirle. Infatti lo sgamano subito.
C
Curriculum. Ormai conta più della Costituzione. Quello taroccato di Giuseppe Conte ha appassionato più delle Notti magiche di Italia '90 e ha diffuso autostima a pioggia. Ogni tassista ora si sente campione di F1, ogni imbianchino un pre-raffaelita. La Repubblica fondata sulla mitomania.
D
Debito. Un falso problema, tipo le scie chimiche al contrario. Nella prima bozza di accordo Lega-M5s c'era la soluzione: cancellare col bianchetto 250 miliardi. Si attende il genio che proporrà di cambiare il - in un + per trasformarlo in surplus.
E
Euro. Tutta la campagna elettorale a parlare di fascismo e ius soli. Poi si va al governo e spunta l'idea di tornare ai sesterzi e al baratto. Le pensioni saranno commutate in orci di vino, ma qualche economista eurocatastrofista ha già preso qualche sorso di anticipo...
F
Fico. Duro e puro, dai centri sociali alla presidenza della Camera. Mani in tasca durante l'inno e golf d'ordinanza (o era la colf?).
G
Germania. In un mese si è passati dal «contratto alla tedesca» firmato da SalviMaio alla Merkel nuova Hitler con meno baffi. Non usciremo mai dal «voi mangiate i wurstel con la marmellata e noi vi rubiamo le mogli al mare». Andiamo a Berlino, Beppe! Ma speriamo che Oettinger non giochi la finale...
H
Hashtag. #senzadime, #primagliitaliani, #ilmiovotoconta, #nonèilmiopresidente. Ci lamentavamo del politichese e finiamo a fare i comizi con l'iPhone. Ridateci i «governi balneari».
I
Impeachment. Ultima moda d'importazione dopo Halloween e il Black friday. Facciamo che il Quirinale è la Casa Bianca e Mattarella è Nixon. Noi siamo i cowboy, ma se la mamma chiama per la merenda a Palazzo Chigi si fa la pace, eh.
J
Jaguar. Automobile estinta. L'ultimo esemplare era quello del professor Conte, che sfrecciava con la pochette al vento. Il pauperismo grillino l'ha costretta alla rottamazione, sostituita da un più popolare taxi. 5 stelle di nome, utilitaria di fatto.
K
Kgb. Le inchieste raccontavano che dietro il successo di Salvini e Di Maio c'erano siti e spie russe. Poi quelli vincono e Putin li lascia col cerino in mano, a giocare a Mosca cieca.
L
Like. Alle prossime elezioni si conteranno al posto dei voti. Salvini si arrabbia con un post, Di Maio aderisce con un pollicione via facebook e tutti i siti titolano a caratteri cubitali. È la figura dello statista nell'epoca dei bimbiminkia.
M
Maratona Mentana. Vediamo più lui di mogli e fidanzate. Come i tossici, siamo passati dai tg quotidiani di mezz'ora alle overdose di pomeriggi interi tra lui e la Sardoni. Legalizzala.
N
No. La parola dell'anno. No alla Bernini, no a incontrare Berlusconi, no alla Tav, no al soccorso esterno, no a Savona, no alla Ue, no ai tecnici. Manca solo il no al no.
O
Ottantotto giorni. La crisi dei record ha avuto tempi bizantini: a Bergamo ci impiegano meno a tirar su un quartiere. Qui dopo tre mesi c'erano ancora tre premier in corsa, tipo Master Chef. Chi va piano va lontano. Sul sano - soprattutto di mente - meglio non sbilanciarsi.
P
Paghetta. Chi lo dice che aspettare logora? In tre mesi di nullafacenza i parlamentari hanno incassato 40mila euro di stipendio. E avrebbero dovuto dimettersi per andare al voto? «Follow the money»...
Q
Quantitative easing. Come il boma quando gareggiava Luna Rossa: tutti ne parlano, nessuno sa esattamente cosa sia. Ma finché c'è, siamo tutti più tranquilli.
R
Reddito di cittadinanza. Sparito dalla discussione, non dalle speranze degli elettori grillini. Ecco spiegato lo «sguardo concentrato» di Toninelli al tavolo delle trattative: immaginava 11 milioni di creditori sotto la sede della Casaleggio Associati per chiedere il sussidio. Governo del cambia(le)mento.
S
Savona. Quando Salvini lo ha proposto a Di Maio, Luigino ha aperto subito Google Maps per orientarsi. Dalla Riviera di Ponente agli Affari europei, più centrale di Washington sullo scacchiere internazionale. Avanti Savona!
T
Tetti. Trattative di governo condotte sopra le righe e sopra le tegole. Salvini, a forza di riprendersi in diretta dalle terrazze come i ragazzini che fanno parkour, tra capriole e giravolte è arrivato pure in cima al Viminale. E senza felpa.
U
Ultimatum. Ogni mattina un premier incaricato si sveglia e sa che dovrà correre più veloce dei moniti di Mattarella. Ogni mattina Mattarella si sveglia e sa che il suo ultimatum se lo rimangerà entro sera come aperitivo.
V
Voto. Per il Pd meglio luglio, i leghisti preferiscono settembre, ai grillini non dispiace ottobre. Le elezioni anticipate come il calendario di Anna Falchi.
X
X In ogni trattativa che si rispetti arriva sempre il momento del «Mister X». Peccato che poi si comincino anche a fare i nomi. E lì si passa allo Xanax.
Z
Zainetto. Arrivato come uno Zuckerberg sul Colle, Cottarelli è rimasto premier soltanto 72 ore. Soggiorno breve, per il cambio di biancheria non serviva la valigia.

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